COMUNICATO DEL 4 SETTEMBRE 2024

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Secondo gli ultimi dati frutto di una analisi della Fondazione Gimbe, che ha redatto un Report dedicato alla spesa sanitaria pubblica 2023, l’Italia è risultata sedicesima tra i 27 Paesi europei dell’area Ocse e ultima tra i Paesi del G7. In Italia, quindi, si investe troppo poco in sanità e la spesa pubblica del settore si attesta al 6,2% del PIL, percentuale inferiore sia rispetto alla media OCSE del 6,9%, sia rispetto alla media europea del 6,8%. «Il tema del finanziamento pubblico per la sanità – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – infiamma il dibattito politico da oltre un anno, coinvolgendo aule parlamentari e consigli regionali, vista l’enorme difficoltà di tutte le Regioni a garantire i livelli essenziali di assistenza e un’offerta adeguata di servizi e prestazioni sanitarie. E, secondo indagini e sondaggi condotti sulla popolazione, la sanità è diventata per tutti una priorità assoluta perché la vita quotidiana delle persone è sempre più gravata da vari problemi: interminabili tempi di attesa per visite ed esami, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure». Il gap con la media dei Paesi europei nel 2023 – sottolinea il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – raggiunge 807 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione di quasi 59 milioni di abitanti, si traduce nell’esorbitante cifra di oltre 47,6 miliardi di euro. Di fatto, in Europa ben 15 Paesi investono più del nostro e in Europa, commenta Cartabellotta, “siamo primi tra i Paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai Paesi dell’Est, esclusa la Repubblica Ceca”. Ma i problemi non nascono oggi. “Il trend della spesa sanitaria pubblica pro-capite 2008-2023 restituisce un quadro impietoso: l’Italia è stata sempre ultima tra i paesi del G7; ma se nel 2008 le differenze erano modeste – conclude Cartabellotta – con il costante definanziamento degli ultimi 15 anni sono divenute incolmabili”. A fronte di un Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sempre più in affanno nel garantire il diritto alla tutela della salute si sono moltiplicati i segnali istituzionali: la Corte dei Conti, la Corte Costituzionale e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio rilevano continuamente il sottofinanziamento del SSN in ben 5 Regioni e successivamente anche le opposizioni hanno presentato disegni di legge per aumentare il finanziamento pubblico almeno al 7% del PIL. Anche lo stesso Ministro Schillaci ha recentemente dichiarato che il 7% del PIL è il livello minimo sul quale attestarsi per il finanziamento della sanità pubblica. Con l’imminente Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDEF) e, soprattutto, in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2025, la Fondazione GIMBE ha analizzato la spesa sanitaria pubblica 2023 nei paesi dell’OCSE al fine di fornire dati oggettivi per il confronto politico e il dibattito pubblico e prevenire ogni forma strumentalizzazione. Si auspica, quindi, che l’appello lanciato al Governo, di un progressivo e consistente rilancio del finanziamento pubblico per la Sanità e per l’adozione di coraggiose riforme di sistema, per garantire a tutti la tutela della salute, non resti inascoltato.