Comunicato del 24 luglio 2024

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Recenti studi rivoluzionari hanno rivelato come le proteine del sangue possano essere utilizzate per diagnosticare e prevenire una vasta gamma di malattie: da diverse forme di tumore a disturbi cardiaci.

Secondo il risultato dello studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, frutto della collaborazione tra l’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline, l’Università di Cambridge, University College e Università Queen Mary di Londra e Istituto di Sanità di Berlino, sono 67 le malattie che diventa possibile diagnosticare grazie ad un semplice test del sangue, analizzando le proteine presenti nel plasma.

La ricerca apre quindi la strada ad un nuovo metodo rapido e semplice di diagnosi anche per molte malattie rare, che attualmente possono richiedere mesi o anni per essere diagnosticate.

Si tratta del più vasto studio di proteomica: il sangue e le proteine che vi circolano si confermano, così, una fonte di informazioni preziose. Ciò sarebbe emerso dall’esame dei risultati conseguiti da due studi britannici pubblicati pochi mesi fa sulla rivista Nature Communications che hanno portato alla scoperta di 618 proteine presenti nel sangue e indicative di ben 19 forme di tumore: 107 di queste molecole potrebbero, addirittura, segnalare il pericolo con almeno 7 anni di anticipo. Un altro lavoro pubblicato su Nature a dicembre 2023, ha riguardato la possibilità di predire, tramite un semplice test del sangue, quale organo invecchierà prima in individui apparentemente sani.

Tutto ciò potrebbe consentire di indirizzare le cure mediche addirittura prima che la persona si ammali.

“Siamo entusiasti dell’opportunità di identificare nuovi marcatori per lo screening e la diagnosi tra le migliaia di proteine ora misurabili nel sangue umano”, afferma Claudia Langenberg epidemiologa delle Università di Cambridge, Qeen Mary e dell’Istituto tedesco- che sottolinea, però la necessità di sviluppare studi di questo tipo su popolazioni diverse e diversi gruppi etnici in modo da estendere la validità del metodo. “Ciò di cui abbiamo urgentemente bisogno-aggiunge Langenberg-sono studi su diverse popolazioni per convalidare i nostri risultati”.

La possibilità, in tal modo, di ottenere indicazioni predittive su malattie con alta incidenza e elevato rischio di morte, come quelle cardiovascolari o i tumori, avvicina gli studi verso la prevenzione e l’utilizzo di farmaci mirati.

“Una sfida fondamentale nello sviluppo dei farmaci sta nell’identificare i pazienti che hanno maggiori probabilità di trarre beneficio dai nuovi composti”, afferma Robert Scott, vicepresidente di GSK(GlaxoSmithKline) azienda biofarmaceutica globale con sede a Londra.

La sperimentazione si conferma, dunque, parametro imprescindibile, all’interno del sistema sanitario, per rendere sempre più efficienti la scoperta e lo sviluppo dei farmaci.