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La Naspi dal 2025 spetta anche in caso di dimissioni volontarie, ma chi ha avuto contratti discontinui rischia di perdere il sussidio di disoccupazione

Dal 2025 cambiano le condizioni di accesso alla Naspi, il sussidio di disoccupazione. Due emendamenti, inseriti nella Manovra e nel Collegato lavoro, ridefiniscono il quadro tracciato dal Jobs Act nel 2025.

Da una parte l’apertura ai lavoratori che si dimettono volontariamente, dall’altra una stretta per evitare comportamenti opportunistici, che però potrebbe tradursi in un boomerang per alcune categorie.

C’è il rischio che al nuovo diritto corrisponda una penalizzazione per chi si trova a perdere il lavoro involontariamente: se da una parte la modifica mira a prevenire eventuali abusi, come per esempio le dimissioni “strategiche” seguite da accordi per ottenere il sussidio, dall’altra parte c’è il rischio che migliaia di lavoratori vengano penalizzati, soprattutto i più fragili che si barcamenano fra situazioni di instabilità, come contratti brevi o discontinui. Su questo fronte, opposizioni e sindacati sono già in stato d’allerta.

I lavoratori dovranno aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione dopo l’ultimo rapporto di lavoro cessato.

Si tratta di una modifica significativa rispetto alla normativa attuale, che prevede l’accesso al sussidio solo in caso di disoccupazione involontaria (licenziamento o scadenza di un contratto). La misura viene accolta positivamente da chi sottolinea l’importanza di poter offrire una “via di fuga” da situazioni lavorative infelici in cui potrebbe essere difficoltoso per il dipendente provare di essere stato vittima di vessazioni o mobbing.

Attualmente i requisiti per poter accedere alla Naspi sono:

  • stato di disoccupazione involontaria;
  • avere non meno di 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

Chi si ritrovi in stato di disoccupazione deve inoltre dichiarare di essere immediatamente disponibile a lavorare inviando un’istanza al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. L’indennità di disoccupazione spetta a partire dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro e viene corrisposta mensilmente un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi 4 anni.

Tuttavia, se da un lato la Naspi per dimissioni volontarie offre un nuovo diritto ai lavoratori, dall’altro lato vengono anche imposti dei limiti.

Dal 10 gennaio 2025 entrerà in vigore la nuova regola per chi si dimette volontariamente e, dopo, perde un lavoro involontariamente per licenziamento o per la naturale scadenza di un contratto a termine. In questi casi, vale sempre la regola delle 13 settimane: la Naspi sarà concessa solo se il lavoratore avrà maturato almeno 13 settimane di contribuzione tra la dimissione e il nuovo evento di cessazione.

Ma c’è anche un altro intervento normativo che riguarda la Naspi: perde il diritto all’indennità di disoccupazione il lavoratore che si sia assentato dal lavoro, senza giustificato motivo, per un numero eccessivo di giorni.

La normativa introduce un limite di 15 giorni di assenza dal lavoro ingiustificata, ma si tratta di una deroga in caso il termine temporale non sia stato precedentemente indicato dal Ccnl, che in genere si aggira sui 3 giorni o poco più. Dopo di che scattano le dimissioni per fatti concludenti (note anche come dimissioni tacite), contro le quali non si può opporre ricorso al giudice del lavoro.