Comunicato del 22 luglio 2024

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I dati emersi nell’ultimo convegno organizzato a Roma dalla SIME (Società Italiana di Medicina Estetica) hanno evidenziato un aumento esponenziale del volume di affari in questo campo nel mercato internazionale: 14 miliardi di dollari movimentati da tutto l’indotto in questo campo nel 2022 e una stima che vede toccare i 23,4 miliardi entro il 2027. Circa l’80% delle richieste di interventi arriva dal pubblico femminile ma sono in forte aumento anche da parte degli uomini (+25% dal 2008 ad oggi). Circa il 45% di coloro che si rivolgono alla medicina estetica sono giovani di età compresa tra i 19 e 35 anni.

Numeri alimentati anche dalle spinte che arrivano dalla quotidianità con una vita sociale sempre più mediaticamente esposta al giudizio esteriore da parte degli altri. I social media, in questo meccanismo, giocano un ruolo fondamentale che spinge sempre più persone a far ricorso alla chirurgia plastica.

“Un così grande aumento del ricorso alla medicina estetica rappresenta un serio problema -ha ammonito- il presidente della SIME, Emanuele Bartoletti- perché aumentano di conseguenza i rischi di incontrare medici eccessivamente accondiscendenti o, peggio, persone non qualificate che, senza alcuno scrupolo, eseguono trattamenti privi di senso”. Inoltre, il rischio più alto grava sulle Strutture sanitarie che in questo panorama si trovano a dover garantire che gli interventi siano eseguiti da specialisti seri e preparati.

Il chirurgo plastico è un medico altamente specializzato con 5 lunghi anni di specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica. Tuttavia, in Italia la legge non prevede la necessità di essere titolari di questa specializzazione per poter praticare la medicina estetica. A maggior ragione è fondamentale verificare che l’operatore chirurgico che eserciti nella Struttura sia munito di una preparazione ed esperienza tali da affrontare le procedure chirurgiche sui pazienti, evitando o quanto meno limitando i rischi di complicanze.

Essendo, quindi, il fenomeno sempre più diffuso nella nostra società, sostenuto dal desiderio proprio di pazienti di ogni sesso ed età, di voler migliorare quegli aspetti fisici considerati imperfetti, ne discende, chiaramente, un aumento delle richieste di risarcimento connesse ad eventuali errori operati dal chirurgo, ovvero all’insoddisfazione del risultato ottenuto.

Nel momento in cui il paziente si sottopone a questo tipo di trattamenti persegue un risultato non declinabile in termini di tutela della salute, bensì un mero perfezionamento estetico in relazione al quale è richiesta la sussistenza di concrete possibilità per il paziente di conseguire un effettivo miglioramento dell’aspetto fisico che si ripercuota favorevolmente sulla sua vita di relazione.

L’insieme dei rischi prevedibili, connessi al trattamento e/o in sede post-trattamento/intervento, è da ritenersi, in questi casi, di pregnante importanza, posta la funzione non curativa della prestazione richiesta al medico. Pertanto, una volta accertato il peggioramento estetico riportato a seguito del trattamento e la mancanza di adeguata informazione del paziente sui possibili rischi poi verificatisi, non sarà necessario accertare quale sarebbe stata la scelta del paziente- se sottoporsi comunque all’intervento o meno- per ritenere l’esistenza della responsabilità del medico e di un danno risarcibile.

La struttura sanitaria dovrà pertanto valutare bene i requisiti di professionalità e preparazione del chirurgo estetico, per evitare di incorrere in responsabilità in caso di richiesta di risarcimento per inadempimento da parte del paziente danneggiato, non potendo difendersi eccependo di non aver effettuato prestazioni di cura.

Il fatto che l’intervento di chirurgia estetica sia stato eseguito da un chirurgo scelto di fiducia dal paziente e autonomamente retribuito, infatti, non esime da responsabilità la struttura sanitaria.