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L’universalità delle cure e la parità dei diritti sono principi irrinunciabili della Repubblica, come prescrive la Costituzione. Lo ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia di celebrazione dei “Giorni della ricerca”, svoltasi il 28 ottobre u.s. su iniziativa dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc).  Nell’incontrare al Quirinale quella che ha definito “una Comunità di scienziati, di ricercatori, di medici, di volontari”, il Capo dello Stato ha descritto l’evento i “Giorni della Ricerca” come uno “straordinario motore di iniziativa, di conoscenza, di impegno sociale, finalizzato a far progredire il Paese nella cura dei tumori, e dunque nella qualità della vita delle persone”. “Per consentire che l’efficacia dei risultati della ricerca non incontri ostacoli è necessario rimuovere e superare condizioni di divario territoriale. È nostra responsabilità far sì che questi divari non si propongano nella lotta ai tumori”, ha ribadito Mattarella. Il cancro: un’insidia diffusa e temuta, avvertita come condanna inesorabile sino a non molti anni fa.  – ha detto il Presidente – talmente temuta da non essere evocata, per tanto tempo, nel linguaggio corrente, con il suo nome ma, piuttosto citata come male incurabile, un male anonimo ma definitivo. È stato un risultato importante avergli restituito la sua dimensione di malattia che può essere combattuta, grazie alla medicina, e dunque alla ricerca che la sospinge. Oggi un gran numero di persone, oltre 3 milioni e mezzo, vive dopo una diagnosi di tumore: molte di loro possono considerarsi guarite, tante combattono contro la malattia con buone prospettive di successo. Le condizioni di numerosi malati sono migliorate, consentendo relazioni positive e partecipazione alla vita familiare e della società”.  “La ricerca ha saputo giovarsi delle strade nuove ipotizzate e aperte negli anni, a beneficio anche di altre branche della medicina. Così è avvenuto per i vaccini contro il Covid, definiti in tempi record. La collaborazione tra studiosi, il lavoro di laboratorio senza frontiere, ha reso in quel caso all’umanità un servizio di immenso valore. La conoscenza non ha patria perché appartiene all’umanità, è una torcia che illumina il mondo”, ha detto ancora Mattarella. Il Presidente, nell’ambito della cerimonia, durante il suo discorso ha speso parole anche per i ricercatori affermando: “È interesse nazionale fare in modo che i livelli di assoluta eccellenza possano conseguirli nel nostro Paese. Occorre far crescere-nelle istituzioni e nella società- la consapevolezza che le risorse investite in ricerca tornino moltiplicate”. “Sono tanti i giovani ricercatori che trovano spazio all’estero e, pur desiderando di operare in Italia, vi restano e raggiungono livelli di assoluta eccellenza”. Il monito del Capo dello Stato ha riguardato, principalmente, le istituzioni che spesso nei suoi discorsi ha spronato a “non limitarsi ad affermare la propria visione delle cose, creando solchi e divisioni, ma a saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi”, sottolineando che le “le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività”.